Prendi il tuo posto! Cammina mantenendo il passo elfina, altrimenti ti sculaccio.
Una fila di cinque schiave, incatenate ai piedi ed ai polsi si trascina penosamente nel viale principale della città portuale.
Una di loro, a metà salita, cozza contro un'orchessa di grande mole. La donna, gigantesca, le si rivolge con una voce un tantino impostata ed ironica, esile come un giunco:
- Bisogna soffrire per essere belle, bellezze mie. Abbiamo appuntamento con Tonton Krag.
Rinfrescatevi in queste pozze. Avete camminato bene e vi meritate una ricompensa.
La voce estenuata e urlante, la nîs ribelle mette tutta l'energia in un'imprecazione disperata:
- Noi non siamo delle semplici nîs, noi siamo le Shara - Makis del Sovrano della Grande-Foresta dell'Ovest, liberate i prima che Akosha Akabosch ti trovi e disperda le tue ossa ai quattro venti.
La graziosa orca monella girella à l'indice tra le ciocche della sua imponente capigliatura, vedendo arrivare un gruppo di umani all'angolo della via, Ella cambia improvvisamente il tono.
- HI Hi. Mouarf ! Ouarf-ouarf-ouarf! Ako Akaba potrebbe venire qui. Gli presenterei le associate e lo inviterei mangiare un boccone nel migliore ostello della città.
- Ma! Taci! Cosa succede mia piccola Gramush nab Odib.
L'uomo che si affretta verso di lei, abbracciandola avidamente è di due teste più basso dell'orchessa. Egli avrebbe quasi l'aria di un brav'uomo se non fosse per una banda di cuoio a coprire l'occhio ed una barba arruffati tanto nera quanto fitta.
Si instaura una conversazione dopo questi viscidi convenevoli. Le nîs ne approfittano per parlare tra loro, senza farsi scoprire, dopo essersi rinfrescante all'acqua delle fonti. Esse sono in gruppo, sulle pietre, all'ombra del bordo, attorno a loro una strada in cui la maggior parte delle persone le ignora.
- Smettila di provocarla, finirà col prendersela con tutte noi! dice Raga la più anziana.
Se la smettete di incrociare le braccia saremmo già riuscite a segnalare la nostra presenza ai guerrieri che ci stanno cercando!
- Siamo almeno a due mesi di cammino dalla Grande-foresta; più nessuno dei nostri sa dove cercare, presto abbandoneranno la ricerca, siamo perdute.
Con un sospiro prostrato, Estelle, la più giovane.
- Senza l'iniziazione I nostri poteri di Shara-Makis non hanno potuto rivelarsi. Non possiamo che contare su noi stesse. Essendo elette abbiamo la possibilità di uscirne. Serriamo le nostre code, tenta di positivizzare Raga.
- Pensi che l'orchessa conosca la nostra posizione rituale ? Ella non era presente alla nostra cattura ma ha dovuto assistere alla disfatta della nostra armata ? Suggerisce Raga.
- È una Sciamana Aggiungono le gemelle Rigba e Dorka.
- Rigba: se li gioca come bambini gli umani, ma io sono sicura che ella sa bene chi siamo e quanto valiamo per il nostro popolo.
- Dorka: guardate cosa ho trovato sulla fonte.
Ella mostra una barra in metallo dentellata, lavorata e di buona fattura, accertandosi di volgere le spalle al l'orchessa che discute con il suo compagno.
- Raga: si direbbe un fermaglio per capelli. È senza dubbio uno di queste lucertole giganti che hanno addomesticato questi barbari che vi è rappresentata. La decorazione a triangoli di differenti dimensioni, allineati sotto le sue zampe punge le dita. Una lavandaia l'avrà dimenticata.
Rigba la prende e da un colpo sulla catena del suo polso ed osserva la reazione delle sue sorelle al leggero colpo del metallo estratto. Il metallo del fermaglio sembra più solido di quello delle catene.
- Andiamo, mie ranocchiette si parte !
L'orchessa prese affettuosamente l'umano per la spalla e lo condusse dall'altro lato delle fonti per vedere le nîs. Dorka, dallo spirito attento, immerge il fermaglio nei suoi capelli. Dopo averlo fatto sparire e ben ancorato, si alza lentamente.
La rana qui sei tu, vecchia grazia, con la pelle verde da rospo a pustole, le tue cosce interminabili e la tua mascella a forma di paiolo sdentato.
La ribelle che ha pronunciato parola per parola la vendetta, ma a voce sufficientemente bassa perché un dubbio sull'origine del castigo sussista é mitragliata con lo sguardo dalle sue sorelle. La sanzione è immediata. La lamiera della frusta dell'orchessa à tre code schiocca immediatamente con efficacia formidabile.
Le cinque paia di occhi si chiudono ed i visi si irrigidiscono al suono del colpo. La pelle si squarcia. La linea delicata della schiena si lacera.
La ribelle stringe i denti fissando intensamente le sue sorelle. Riceve il colpo senza battere ciglio.
- Come à voler dire :
“Resistete! L'avremo! “
Accompagnate dall'umano le nîs e l'orchessa si rimettono in marcia. Esse si dirigono verso il porto dove vi è una banchina d'imbarco dismessa, vecchia sede del mercato delle merci, nuova sede del mercato degli schiavi.
Solamente due en
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