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il suicida fallito

il suicida fallito

Publicado el 11, nov., 2024 Actualizado 11, nov., 2024 Personal Development
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il suicida fallito

Che male di vivere! Guardami! Guardami vivere assieme a te, tra la folla, tra le persone che corrono per le strade tutte indaffarate a pensare ai loro problemi e alle loro situazioni, ai fidanzati e alle mogli, alla casa, la macchina e la televisione. Corrono come folli sfiorandomi. Se fossì lì o meno....sarebbe lo stesso per ognuno di loro. Se fossi lì, a fare traffico, camminando piano per le vie freddoline del novembre padano, nel grigiume coccolato artificialmente con le lampadine gialle appese a metri e metri sopra di me. Nessuno si accorgerebbe se mancassi. Se fossi due metri sotto terra, perchè per il terzo metro bisogna pagare 10€ in più il becchino. Se non ci fossi più. Dall'alto tutte queste persone paiono formichine arrabbiate, e dall’alto i loro problemi paiono i problemi delle formichine. Vorrei fermarne uno prendendolo per la giacchetta e dirgli che la sua casa non vale nulla, io sono proprio quì davanti a te e tu pensi alla tua macchina? Quel fidanzato lì è uno stupido, lascialo, vieni a parlare con me guardiamo il fiume dal ponte. Guardiamo un gatto che passeggia e un cane che scodinzola. Guardiamo gli uccellini coloratissimi che sfrecciano verso i loro nidi per coccolarsi i pulcini ormai grandi, qualche ultima sera prima di separarsi da loro per sempre. Il mondo è così vasto, così colorato che sembra infinito. Eppure io sono qui in piedi, zitto, che guardo tutte queste persone che corrono e si fissano i piedi o fissano qualcosa davanti a loro che non esiste, eppure anche se non esiste loro non vedono nient’altro oltre a quello. Giochiamo a carte! Hai visto la partita? Che pizza ti piace? Incastrato nella mia crowded loneliness rimango di stucco per me stesso, per la mia persona, la mia esistenza. Come sono finito così? Da solo, mi sono allontanato da tutti, mi sono allontanato dal dolore che comportava lo stare con gli altri, con i loro commenti diabolici e le cattiverie che non si sono mai risparmiati nei miei confronti. Io non sono mai stato così, sono sempre gentile e piuttosto che ferirti cambio argomento, o te la metto molto lievemente. Far soffrire gli altri è uno sport che non pratico, e nel quale son un totale imbranato. Ho cercato di praticarlo, ma che gran fatica, e che risultati pessimi. Preferisco passeggiare all’aperto, spiare gli animali, giocare nella neve. Eppure nel mondo è pieno di professionisti dell'insulto, maestri delle frecciatine e campionesse nei colpi bassi. Me ne sono allontanato tanti anni fa, e sono contento che sia andata così, non tornerei mai indietro. Però sento che il mio posto nel mondo non è occupato, sento che sono seduto in uno degli spalti in ferro mezzo arrugginito mentre fisso il palco della mia vita. Vedo un trono grande, con vello rosso e parti in oro, illuminato da una fortissima luce. E mi dico ma è proprio bello, ma è per me? E senza coraggio me ne sto seduto in disparte a pensare a cosa farei se comandassi il mondo. A fingere di essere un pilota di caccia e guardare dal cielo le formichine che si lamentano del calore del sole. Mi immagino mentre do da mangiare al mio asinello, nella sua stalla, grandi forcate di fieno freschissimo, e lui raglia contento. Che scemo l’asinello che è contento del fieno. Bravo asinello. E i gattini piccoli che saltano tra la paglia mentre muovo la forca e acchiappano i fili d’erba secca a mezz’aria, mentre ignorano le mie grida e le mie ammonizioni di pericolo. E una mucca carolina che gentilmente arriva a sbirciare dal cortile cos’è tutto quel baccano dentro alla stalla dell’asinello e quando ci vede tutti indaffarati a giocare e a ragliare e a saltare fa “muuuuuu” così forte e baritono che le finestre nella stalla vibrano per poi, soddisfatta della sua partecipazione, allontanarsi dalla porta e con passi lenti e pesanti ritmati dal suono del campanaccio andare verso altre parti della fattoria. Chissà che affari ha da sbrigare quella mucca lì, cos’ha per la testa. E invece mi trovo qui in piedi al freddo, in mezzo a tutti questi nessuno. Ognuno ha un volto e una casa a cui tornare, una famiglia con cui mangiare a natale e con cui litigare. Io fermo in piedi, immobile, li guardo mentre mi scivolano attorno. Oggi era il giorno in cui dovevo morire, ma non lo ho ancora fatto. Per carità, il giorno non è ancora finito, ho una buona manciata d’ore da sprecare prima di fallire l’ennesimo obbiettivo che mi sono posto nella mia vita. Come un fioretto per l’anno nuovo. Caro babbo natale, quest’anno mi uccido. Non funziona così? Ah beh state facendo una lezione ad un uomo morto. In tasca ho un coltello, il ponte è altissimo e il fiume quasi in secca, c’è un gran bel traffico. Come mi uccido stasera? Magari qualche passante ha del veleno da prestarmi. Oh beh, sarebbe più un regalo che un prestito. E la mia vita adesso gira così. Eh. Mi sembra ieri che ero bambino, picchiato da tutti e dimenticato a casa dai genitori. Però ero più felice di adesso, non è cambiato molto, soltanto il numero di fallimenti che ho accumulato. A onor’ del vero ho fatto anche cose grandissime nella mia esistenza, cose che i miei coetanei non hanno mai voluto sentirsi raccontare perchè invidiosi o perchè semplicemente non credono che sia possibile fare una cosa del genere. Ed io lì, come uno scemo, a cominciare un discorso che non veniva ascoltato, e mentre parlavo qualcun’altro ne cominciava uno diverso e io finivo a raccontarmi le cose da solo, seduto a tavola tra tutti. Da solo, seduto a tavola tra tutti. Che vita ragazzi. Che vita ho corso in moto tra gli Springbok in sud africa, ho riportato in vita persone con la croce rossa, ho vinto premi letterari e parlo 5 lingue, eppure nulla basta. Ho letto così tanti libri sul comportamento umano che mi basta guardare una persona per capire a cosa sta pensando, e se mi parla riesco già a intuire le risposte che mi darà e spesso uso questo a mio vantaggio nelle discussioni. Li guido dove voglio e vinco sempre io. Eppure. Quando cammino nei meandri della mia anima è come se stessi vagando per il vecchio castello del conte Dracula. È freddo, e vuoto, e sembra molto più vecchio di quanto non lo sia in realtà. C'è qualcosa che non dovrebbe esserci, c’è una presenza che non dovrebbe stare lì. Secondo me è il me stesso di una volta, cattivo e terribile. Senza pietà. Una bestia contro altre bestie, torturatore e vigliacco, traditore, imbroglione e velenoso. È lì, da qualche parte. Lo ho sconfitto attraverso la sofferenza, si è ritirato al quarto trasloco e non si è fatto più vivo, e ora sono io che dirigo la baracca. La cattiveria e la foga che avevo non ci sono più. Cerco tranquillità e pace. Cerco calore e quiete. Natura e bellezza. Però sento che è lì da qualche parte, in attesa. Camera mia è completamente tappezzata da talismani...campane cinesi, dipinti giapponesi, quadri di mare da ogni parte del mondo, statuette in legno e velieri, e soprattutto libri. Pile e pile di libri che giacciono un pò ovunque da quando non ci stanno più sotto al letto. Non vogliono stare fermi, i libri, almeno quelli che non hai ancora letto. Ti inseguono e ti cercano, li vedi quando sei fermo al semaforo e butti l’occhio sulla vetrina della libreria, eccoli lì tutti in fila neanche a farlo apposta ti dici. E invece è proprio fatto a posta, da loro. Torniamo a noi. Morire. Devo morire. Se non mi metto la testa a posto va a finire come al solito che il tempo passa e io sto qui a cincischiare come i vecchi su ciao darwin. Coltello, ponte, traffico. Un, due e tre. O magari tutti e tre. Se mi faccio investire da un'auto mentre tengo il coltello in mano e mi faccio sbalzare giù dal ponte e cadendo poi mi taglio...quanto tempo ho per cadere? Saranno tre secondi? Saranno 15 metri di ponte, lo ho studiato al liceo...dai. Lo chiedo a chatgpt. 1,75 secondi giusti netti. Non me ne faccio niente. Ma chi è che ha costruito un ponte così basso? Come ci si suicida al giorno d’oggi se questo è lo stato delle cose. Mi dispiace solo perchè se morissi, chi darebbe il fieno all’asinello? Anzi, non esisterebbe porprio più, un pò come quei giochini del telefono quando cambi telefono. Aiuto che fatica. Vorrei tanto non essere mai nato, quello si renderebbe il suicidio una passeggiata. Altro che ponti. Beh, mi butto nel traffico. In italia ne capita uno al giorno di incidente mortale, statisticamente è la mia occasione migliore. La strada mi è giusta qui di fianco. Devo aspettare un'auto adatta però, se mi butto sotto una vespa si fa più male lui che io. Un suv, o un camion ancora meglio. Buttarsi sotto un camion. Se ci fossero qui i miei compagni delle elementari si butterebbero sotto tutti quanti solo per dare fastidio alla maestra. Mannaggia. Sono tornato alla mia vecchia scuola elementare, a vedere com’è cambiata, ed è sempre uguale. Pensavo di trovare un qualcosa che ho smarrito, un piccolo pezzettino del puzzle di me stesso che ho disseminato sotto ai cespugli lì da qualche parte. Eppure niente. Camminando per i giardini, i corridoi, passando per le classi. È tutto vuoto. È tutto com’era, come se fossi tornato indietro nel tempo, le stesse cose, gli stessi banchi, le stesse cartine sui muri. Eppure è tutto vuoto. Non c’è più nessuno. Anzi qualcuno c’è, ma non lo conosco. Non lo ho neanche proprio mai visto prima. Non so cosa mi aspettassi di trovare qui, ma certamente non mi aspettavo di trovare quel tizio lì. Cosa puoi farci? Sono uscito, salito in auto, tornato a casa. Quanti anni sono passati, quanto piccolo ero. E adesso quello stronzo del piccolo me mi spingerebbe sotto un ciao per ridere. Ridere per non piangere. Per le botte e per la solitudine. Per il male di essere in vita così. L'asino ha qualcuno che gli da il fieno, gli uccellini hanno qualcuno che torna al nido. Io mi nascondevo distendendomi sulle sedute delle sedie, tra il piano del tavolo e la tovaglia, introvabile. Ho scoperto quel nascondiglio perché avevo bisogno di una tana in una casa che non sentivo proteggermi. Un rifugio animalesco e nascosto, lontano dai mostri e dai pericoli. La porta d’ingresso non si chiudeva. Che paura, non si è mai chiusa in casa mia. Ora non ho proprio paura di nessuno. C'è lui da qualche parte che non vede l’ora di prendere in mano situazioni difficili e farla pagare a tutto il mondo. Tu che vivi, paga per il mio dolore. Non hai fatto niente per aiutarmi, ora paghi. È un bene che nessuno mi dia il pretesto di alzare le mani. Ucciderei senza esitare. Salto in mezzo al traffico e vediamo se muoio. 

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